sabato 29 maggio 2010
Paccottiglia cinese
Il Panchen Lama è la seconda autorità religiosa del buddhismo: tanto per dire, sarebbe il religioso a cui verrà affidato il compito di scovare la reincarnazione dell'attuale Dalai Lama.
"Ecchissene?"
E invece sulla sua figura si gioca una determinante partita politica, in quell'eterno scontro tra Cina e Tibet.
"Maddai?"
Si: l'attuale Panchen Lama, quello vero, riconosciuto dai tibetani e ufficializzato dal Dalai, è sparito, assieme alla sua famiglia, il giorno dopo la sua nomina. Aveva 5 anni ed è stato rapito dalle autorità cinesi e messo sotto "tutela", correva l'anno 1995. Ma, in un grossolano gioco delle tre carte, al suo posto è spuntato un nuovo Panchen Lama: quello riconosciuto da un'apposita commissione del Partito Comunista Cinese.
Del primo non si hanno più tracce e viene ricordato, sempre più sbiadito, dalla stampa internazionale ogni 25 Aprile, il suo compleanno. Ogni tanto lo danno anche per morto. Il secondo invece è un ragazzotto timido e impacciato, dall'aria anche un po' tonta, che il regime cinese usa in qualche occasione ufficiale, per dimostrare la teoria della cattiveria e dell'intolleranza tipicamente tibetana.
Ma la sua importanza risalterà una volta morto l'attuale Dalai Lama, quando qualcuno dovrà sceglierne il successore.
Per capirne di più leggetevi questo sunto di Federico Rampini
tratto da Repubblica 2009
È l'anniversario che la Cina ha deciso di cancellare. Oggi compie vent'anni il Panchen Lama, la seconda autorità spirituale del buddismo tibetano, il "vice" del Dalai Lama alla guida del suo popolo. Ma Gedhun Choeky Nyima - questo il nome del vero Panchen Lama - è invisibile dall'età di sei anni. Poco dopo la sua investitura da parte del Dalai, il 14 maggio 1995, il bambino fu sequestrato con tutta la sua famiglia dalla polizia cinese. Quello che divenne "il prigioniero politico più giovane del mondo" da allora è recluso in un luogo segreto. La sua colpa è imperdonabile: per il solo fatto di esistere, il Panchen incarna l'autonomia di un potere spirituale che lo ha scelto senza prendere ordini dal governo.
L'ultima violenza su di lui il regime di Pechino l'ha commessa alcuni giorni fa, lasciando filtrare indiscrezioni sulla sua morte. Nessun annuncio ufficiale - altrimenti il governo dovrebbe fornire spiegazioni e prove sull'improvviso decesso di un ventenne - ma solo voci. Che gli esuli tibetani vicini al Dalai Lama definiscono false. Forse per vie imperscrutabili riescono ad avere notizie su di lui.
Alla vigilia di questo compleanno proibito, i cinesi non si sono limitati a diffondere insinuazioni sulla morte del loro giovane prigioniero. Pechino ha deciso di esibire in due eventi ufficiali il suo "gemello comunista": il Panchen del regime. Quasi coetaneo dell'altro (ha 19 anni), etnicamente tibetano anche lui ma figlio di due membri del partito comunista, questo si chiama Gyaincain Norbu. Nel 1995, non appena catturato il vero Panchen, la controfigura venne investita solennemente dal governo. Secondo le autorità cinesi è lui l'undicesima reincarnazione del "grande studioso" della setta Gelugpa. Il Panchen filo-cinese non è mai stato accettato dai suoi connazionali, che gli negano ogni legittimità. Senza la benedizione del Dalai, per i fedeli è un impostore. Perciò anche lui ha finito per trascorrere infanzia e adolescenza come un detenuto. Per paura che i tibetani potessero influenzarlo le autorità lo hanno allevato a Pechino, in un convento politically correct, sotto il controllo del partito. I maestri di dottrina gli insegnavano il patriottismo (cinese), la fedeltà al governo, il mandarino e l'inglese: utili per farne un futuro portavoce urbi et orbi. Per anni le sue apparizioni in pubblico sono state rare e protette da una scorta. In una di quelle occasioni, paracadutato per poche ore nel 2005 nel monastero di Tashilhunpo a Shigatse (storicamente la sede del Panchen) il povero burattino dei cinesi rimase impaurito dal disprezzo dei religiosi.
Nelle foto ufficiali ha la faccia di un bambinone cresciuto, goffo e timido, vittima di un gioco troppo grande per lui. Un mese fa le cose sono cambiate. Il Panchen-di-Pechino è stato lanciato sul palcoscenico a marzo per una celebrazione importante. Ricorreva il 50esimo anniversario della fuga in esilio del Dalai Lama, un giorno di lutto per il suo popolo. Nella stessa data quest'anno il governo ha istituito una nuova festa nazionale: la Giornata dell'Emancipazione dei Servi del Tibet. Un'occasione per celebrare la "liberazione" dalla teocrazia feudale dei lama, grazie al provvidenziale intervento dell'Esercito Popolare di Liberazione sotto la guida di Mao. Il 28 marzo il Panchen comunista è apparso in una cerimonia di Stato a Lhasa. Il giovane era visibilmente agitato, ma ha detto quello che si aspettavano da lui: "Voglio ringraziare sinceramente il partito comunista per avermi aperto gli occhi, così so riconoscere il bene dal male". Poi una stoccata diretta a colui che dovrebbe esserne il padre spirituale. "Sono io stesso discendente di schiavi - ha detto Gyaincain Norbu - e ho imparato a distinguere chi ama il popolo tibetano, da quelle persone senza scrupoli che per motivi di ambizione minacciano la pace". Jia Qinglin, membro del Politburo, ha reso esplicita l'accusa: "Il Dalai ignora i veri desideri del popolo. Vuole la secessione per restaurare l'antico regime feudale".
In un crescendo di visibilità, il Panchen comunista è riapparso al recente Forum Mondiale del Buddismo, organizzato in pompa magna dalle autorità cinesi. Un evento ecumenico: aperto nella città di Wuxi, provincia del Jiangsu, si è concluso a Taipei capitale dell'"isola ribelle" di Taiwan. Dopo il confucianesimo anche il buddismo viene recuperato dai leader cinesi. Purché sia una religione di Stato, il presidente Hu Jintao è convinto che serva a proiettare un'immagine rassicurante della Cina, a rafforzare il suo soft power in Asia. E il giovane Gyaincain Norbu ha fatto il suo dovere. Ai delegati mondiali del simposio buddista ha dichiarato: "Questo evento dimostra che in Cina regna la libertà religiosa". Ha partecipato alle sedute ristrette di alcuni seminari di studio: perfino un incontro con celebri imprenditori sul tema "Filosofia e Business". I magnati industriali che lo hanno incontrato dicono che i suoi interventi sono stati "fonte d'ispirazione". Le foto dell'agenzia Nuova Cina lo ritraggono, occhialuto e intimidito, mentre porge una sciarpa bianca in omaggio al presidente del Congresso del Popolo, Wu Bangguo. L'alto gerarca lo ha incoraggiato a "lavorare alacremente per l'unità del popolo cinese". Zhan Ru, direttore dell'Istituto di studi orientali all'università di Pechino, era anche lui a quel congresso: "E' stato un incoraggiamento per tutti. Eravamo onorati di avere con noi un Budda vivente".
Lo sforzo per osannare il povero burattino è corale. Tradisce il nervosismo di Pechino per il ventesimo compleanno del vero Panchen Lama. La tensione è affiorata ai massimi livelli. Hu Jintao ha lanciato un avvertimento secco a Barack Obama: non vuole che il presidente americano riceva il Dalai Lama, atteso in America tra breve. Il tono è da ultimatum. Sul Tibet il leader cinese è pronto a rischiare un gelo diplomatico con Washington. Forte del suo potere economico-finanziario, Hu Jintao spera di intimidire Obama. Già ci è riuscito con Nicolas Sarkozy, costretto a farsi "perdonare" la visita del Dalai all'Eliseo. Il Sudafrica ha preferito far saltare un summit dei premi Nobel pur di non concedere il visto al leader tibetano in esilio.
Dietro la durezza cinese spunta la partita cruciale: la successione del 73enne capo spirituale. Pechino ha già annunciato che alla sua morte spetterà al potere politico la scelta del prossimo "reincarnato": come all'epoca della dinastia imperiale dei Qing, secondo le ricostruzioni degli storici revisionisti di regime. Pur di evitare questa sopraffazione il Dalai Lama ha accennato a una contromossa: cambiare le regole e procedere a un'elezione democratica del suo successore. Chissà se il suo discepolo ventenne, ovunque si trovi, può intuire la battaglia furibonda che si prepara. Se è vivo oggi passa anche questo compleanno nella solitudine che ormai è il suo destino. Lontano dal Tibet, lontano dai suoi e dal mondo, forse condannato a essere invisibile fino a quando morirà davvero.
lunedì 24 maggio 2010
Hitler icona di style
L'importante è che se ne parli... quindi campagna pubblicitaria perfettamente riuscita!
Condita dal solito sdegno italiota, che mi pare davvero inopportuno:fossero solo questi i problemi dell'Italia saremmo fortunati.
Una provocazione davvero banale, una tipologia di marketing volgare e proprio per questo efficace. Peccato per il tentativo mitigante del titolare dell'agenzia pubblicitaria: "...abbiamo ridicolizzato Hitler...Tra qualche settimana realizzeremo altri manifesti con l'immagine di Mao Zedong."
Vuoi mettere un bel:" abbiamo utilizzato Hitler perché lo riteniamo un icona di stile!"!?
Che occasione sprecata...
fonte: ansa.it
PALERMO - Il presidente provinciale di Palermo dell'Anpi (l'Associazione nazionale partigiani d'Italia) Ottavio Navarra ha inviato una lettera aperta al sindaco di Palermo e ai vertici delle forze dell'ordine e della magistratura per segnalare che in città è stato installato da qualche settimana un enorme cartellone pubblicitario di un negozio di moda con l' immagine di Hitler, in posizione trionfante in divisa militare colore rosa, con la scritta: "Cambia stile".
"Non comprendiamo - si legge nella nota - come le Autorità cittadine abbiano potuto consentire la istallazione di tale cartello e ne chiediamo come Anpi di Palermo l'immediata rimozione". Navarra conclude sottolineando che "questo grave fatto turba gli animi dei democratici palermitani, offende quanti hanno combattuto per abbattere il nazifascismo e viola i nostri principi democratici e costituzionali". Nei giorni scorsi una analoga protesta era stato sollevata da alcuni consiglieri comunali del Pd, mentre l'agenzia che ha ideato la campagna pubblicitaria aveva difeso l'iniziativa sostenendo che il cartellone ha chiaramente un intento provocatorio e non intende in alcun modo fare apologia del nazismo.
Ma mi faccia il piacere!
Inquietante quadretto famigliare a casa Briatore... da brividi!
fonte: corriere.it
MILANO - Elisabetta Gregoraci si agita ancora mentre lo ricorda per telefono. «Un’esperienza terribile. Lo yacht circondato dai gommoni a sirene spianate. Cosa sta succedendo?, ho pensato. Poi almeno quindici persone in divisa sono salite a bordo e mi hanno detto che la barca era sotto sequestro. State scherzando? faccio io. E loro: "No, deve scendere". Insisto: "Volete dirmi che cosa sta succedendo?". Uno risponde: "Io forse glielo spiego, ma lei non capirà"». E in effetti la signora Briatore non ha neanche il tempo per capire. «Mi sono messa a piangere, che altro potevo fare? Ho preso al volo due cose per Falco Nathan e sono scesa giù come mi chiedevano di fare. Ho dovuto lasciare la culla, il fasciatoio, le medicine, i prodotti speciali per la pulizia del piccolo. Tutto, insomma. Questa era diventata la sua casa in attesa che finissero la nostra nuova abitazione a Montecarlo, questione di giorni. È stato un trauma per me e per il bambino».
Il neonato ha compiuto due mesi il 18 maggio, due giorni prima dello spettacolare «arrembaggio» della Guardia di Finanza davanti a La Spezia. Le fiamme gialle hanno preso in consegna lo yacht a tre piani con spa e piscina al termine di un’inchiesta che va avanti da un anno: l’accusa è di evasione di quattro milioni di euro sull’imbarcazione più le accise sul carburante per altri 800 mila euro. «Io ho solo preso in affitto il Force Blue. Non sono un’evasore. Chiarirò ogni cosa», ha spiegato Flavio Briatore, che non era a bordo nel momento in cui l’operazione è stata condotta. Sua moglie, però, c’era. E adesso racconta lo spavento. «Ho perso il mio latte, ecco cosa è successo. E mio figlio si è dovuto abituare in fretta e furia a quello artificiale, il pediatra me ne ha suggerito uno molto buono, pare il migliore, però nessun latte artificiale sarà mai come quello della mamma. Sto prendendo delle cose per farmelo tornare. E sì che lo avevo allattato da subito, pure con sacrifici, perché allattare è una cosa bellissima, ma è anche stancante, un neonato mangia ogni due-tre ore, svegliarsi di notte per accudirlo non è uno scherzo».
Elisabetta Gregoraci non capisce il perché dei modi, a suo dire, tanto bruschi. «Mica stavamo scappando. Lo yacht era già diretto verso il porto. Non potevano lasciarmi due giorni di tempo per portare fuori tutte le nostre cose? E poi, francamente, tutta la vicenda mi è sembrata uno spot televisivo. Poco dopo l’operazione le immagini giravano in tivù. Dov’è finita la privacy?». Adesso Elisabetta è a Londra. In sottofondo si sente Falco, che reclama le attenzioni della madre. Intende denunciare i militari che hanno eseguito l’operazione? «Guardi, so che stanno pensando a tutto i legali di Flavio, non so cosa decideranno». E passa la cornetta al marito. Flavio Briatore interviene con poche parole: «Quello che è successo è successo e basta. Vediamo come si evolverà il processo. Chi ha sbagliato pagherà».
Elvira Serra
24 maggio 2010
martedì 18 maggio 2010
Spegnamo la televisione... per sempre!
Lo lancia facebook e io mi aggrego... il 12 giugno spegnamo la tv e vediamo cosa capita!
fonte: www.trendystyle.it e
Il 12 giugno, spegnere la tv per protesta.
Il dibattito sulla qualità della televisione italiana non è nuovo né, sicuramente, giungerà presto a una conclusione.
Quasi ogni giorno capita di imbattersi, sugli stessi canali televisivi, sui giornali o anche sul web, in articoli, servizi e forum relativi alla ‘natura’ dei programmi che vanno in onda sulle emittenti italiane (ormai, grazie al satellite e al digitale, ce ne sono moltissime, e il loro numero è destinato a crescere).
La sensazione è che la tv italiana abbia subito, negli ultimi tempi, un notevole abbassamento della qualità nei suoi valori medi. Questo significa che, se da un lato è ancora possibile trovare prodotti con alti standard qualitativi, dall’altro sono in costante aumento i programmi considerati ‘trash’ o comunque non di alto pregio.
Per protestare contro la tendenza della tv italiana a mandare in onda trasmissioni sempre più vuote e volgari, su Facebook è nata l’iniziativa ‘No tv day’, che esorta i telespettatori a non accendere il proprio televisore durante l’intera giornata del 12 giugno 2010.
Secondo i promotori del ‘No tv day’, la scelta di non accendere la tv è “l’unico modo che ci rimane per far sentire la nostra protesta”, dato che “se la risposta sarà veramente importante, vedremo chi spenderà soldi per trasmettere la propria pubblicità il 12 giugno”.
Sulla pagina di FB del gruppo ‘Anche io ho smesso di guardare la tv’, a cui si ricollega in maniera diretta il ‘No tv day’, si parla della tv come di “un mezzo di disinformazione. Programmi spazzatura, personaggi privi di ogni correttezza si rimbalzano da un salotto all'altro seguendo copioni di autori imbarazzanti”.
Per questo motivo, gli organizzatori del ‘No tv day’ sottolineano che “l’unico modo che abbiamo noi spettatori di protestare contro questa tv è non guardarla. Far cadere a picco gli ascolti e rivendicare trasmissioni di qualità di approfondimento vero, imparziali e prive di volgarità al servizio dello spettacolo. Non ci sembrano richieste eccessive ma soltanto un messaggio semplice e diretto verso chi fa ogni giorno televisione, verso autori e direttori delle reti”.
Ma una volta spento il televisore, cosa si può fare il 12 giugno? I promotori del ‘No tv day’ danno il seguente suggerimento: “In questa data sfruttiamo parchi, piste ciclabili e spazi aperti per passare la nostra giornata con la nostra famiglia o i nostri amici”.
Fonte televisionando.it
Rimbalza da Facebook un’iniziativa che vuole smuovere gli animi degli ’strateghi’ del palinsesto della tv generalista italiana: per protestare contro una tv sempre più trash e vuota è stato proclamato per il prossimo 12 giugno uno Sciopero dei Telespettatori, un No Tv Day per far sentire la propria ‘voce’ attraverso il crollo degli ascolti e conseguente crollo dei rientri per gli investitori pubblicitari. Certo, un giorno non vale una stagione ma potrebbe essere già un inizio.
“E’ superfluo dire il perchè vogliamo per un giorno tenere spenta la tv. E’ superfluo ogni tentativo di provare a guardare la tv“: così esordiscono gli organizzatori del No Tv Day dalla loro pagina di Facebook, che fanno capo al gruppo Anche io ho smesso di vedere la tv che conta circa 1330 fans. Per ovvi motivi non ne facciamo parte, ma ci sembra comunque una forma legittima e pacifica di protesta per ‘ribellarsi’ a una tv sempre meno propositiva e sempre più schiacciata sul già visto (di cui i cloni Mediaset sono l’ultima forma di epifenomeno), sul trash, sulla maleducazione sfoggiata con orgoglio.
“L’unico modo che abbiamo noi spettatori di protestare contro questa tv è non guardarla. Far cadere a picco gli ascolti e rivendicare trasmissioni di qualità di approfondimento vero, imparziali e prive di volgarità al servizio dello spettacolo. Non ci sembrano richieste eccessive ma soltanto un messaggio semplice e diretto verso chi fa ogni giorno televisione, verso autori e direttori delle reti. In questa data sfruttiamo parchi, piste ciclabili e spazi aperti per passare la nostra giornata con la nostra famiglia o i nostri amici“: continua così la motivazione degli organizzatori. Chissà se andrà in porto: noi ne seguiremo gli sviluppi.
fonte: www.trendystyle.it e
Il 12 giugno, spegnere la tv per protesta.
Il dibattito sulla qualità della televisione italiana non è nuovo né, sicuramente, giungerà presto a una conclusione.
Quasi ogni giorno capita di imbattersi, sugli stessi canali televisivi, sui giornali o anche sul web, in articoli, servizi e forum relativi alla ‘natura’ dei programmi che vanno in onda sulle emittenti italiane (ormai, grazie al satellite e al digitale, ce ne sono moltissime, e il loro numero è destinato a crescere).
La sensazione è che la tv italiana abbia subito, negli ultimi tempi, un notevole abbassamento della qualità nei suoi valori medi. Questo significa che, se da un lato è ancora possibile trovare prodotti con alti standard qualitativi, dall’altro sono in costante aumento i programmi considerati ‘trash’ o comunque non di alto pregio.
Per protestare contro la tendenza della tv italiana a mandare in onda trasmissioni sempre più vuote e volgari, su Facebook è nata l’iniziativa ‘No tv day’, che esorta i telespettatori a non accendere il proprio televisore durante l’intera giornata del 12 giugno 2010.
Secondo i promotori del ‘No tv day’, la scelta di non accendere la tv è “l’unico modo che ci rimane per far sentire la nostra protesta”, dato che “se la risposta sarà veramente importante, vedremo chi spenderà soldi per trasmettere la propria pubblicità il 12 giugno”.
Sulla pagina di FB del gruppo ‘Anche io ho smesso di guardare la tv’, a cui si ricollega in maniera diretta il ‘No tv day’, si parla della tv come di “un mezzo di disinformazione. Programmi spazzatura, personaggi privi di ogni correttezza si rimbalzano da un salotto all'altro seguendo copioni di autori imbarazzanti”.
Per questo motivo, gli organizzatori del ‘No tv day’ sottolineano che “l’unico modo che abbiamo noi spettatori di protestare contro questa tv è non guardarla. Far cadere a picco gli ascolti e rivendicare trasmissioni di qualità di approfondimento vero, imparziali e prive di volgarità al servizio dello spettacolo. Non ci sembrano richieste eccessive ma soltanto un messaggio semplice e diretto verso chi fa ogni giorno televisione, verso autori e direttori delle reti”.
Ma una volta spento il televisore, cosa si può fare il 12 giugno? I promotori del ‘No tv day’ danno il seguente suggerimento: “In questa data sfruttiamo parchi, piste ciclabili e spazi aperti per passare la nostra giornata con la nostra famiglia o i nostri amici”.
Fonte televisionando.it
Rimbalza da Facebook un’iniziativa che vuole smuovere gli animi degli ’strateghi’ del palinsesto della tv generalista italiana: per protestare contro una tv sempre più trash e vuota è stato proclamato per il prossimo 12 giugno uno Sciopero dei Telespettatori, un No Tv Day per far sentire la propria ‘voce’ attraverso il crollo degli ascolti e conseguente crollo dei rientri per gli investitori pubblicitari. Certo, un giorno non vale una stagione ma potrebbe essere già un inizio.
“E’ superfluo dire il perchè vogliamo per un giorno tenere spenta la tv. E’ superfluo ogni tentativo di provare a guardare la tv“: così esordiscono gli organizzatori del No Tv Day dalla loro pagina di Facebook, che fanno capo al gruppo Anche io ho smesso di vedere la tv che conta circa 1330 fans. Per ovvi motivi non ne facciamo parte, ma ci sembra comunque una forma legittima e pacifica di protesta per ‘ribellarsi’ a una tv sempre meno propositiva e sempre più schiacciata sul già visto (di cui i cloni Mediaset sono l’ultima forma di epifenomeno), sul trash, sulla maleducazione sfoggiata con orgoglio.
“L’unico modo che abbiamo noi spettatori di protestare contro questa tv è non guardarla. Far cadere a picco gli ascolti e rivendicare trasmissioni di qualità di approfondimento vero, imparziali e prive di volgarità al servizio dello spettacolo. Non ci sembrano richieste eccessive ma soltanto un messaggio semplice e diretto verso chi fa ogni giorno televisione, verso autori e direttori delle reti. In questa data sfruttiamo parchi, piste ciclabili e spazi aperti per passare la nostra giornata con la nostra famiglia o i nostri amici“: continua così la motivazione degli organizzatori. Chissà se andrà in porto: noi ne seguiremo gli sviluppi.
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lunedì 17 maggio 2010
Myke Tyson ricomincia dal tofu e dai piccioni
Della serie che 'sa da fa pe campà! Iron Mike, proprio quello che aveva staccato un orecchio a Holyfield adesso è vegetariano e alleva piccioni da corsa... armatevi di traduttore.
fonte www.huffingtonpost.com e www.boxeringweb.it
Mike Tyson ambasciatore di una dieta orientale, oltre che icona vivente dei pesi Massimi ?Pare di si!
L’ex-campione del mondo, assieme alla sua terza moglie, Lakiha Spider (foto), si è presentato al ristorante di Mr. Chow, a Beverly Hills, in grandissima forma fisica e si vocifera con 23 kg. in meno.
L’ex-re si sta allenando duramente per un clamoroso rientro? AAAAAA_Tyson_con_Lakika_Spicer_copy
Forse sì o forse no...Ma la sua nuova linea è dovuta ad una fantastica ricetta vegetariana, a base di Tofu, che appunto anche il cuoco del ristorante Chow propone ai suoi facoltosi clienti.
Quando Tyson è apparso sugli schermi italiani, come ospite di “Ballando con le stelle”, aveva appena iniziato la dieta e da allora è diminuito ancora parecchio di peso.
La notizia ha fatto il giro nelle redazioni di tutti i settimanali americani, guadagnandosi grandi spazi.
Insomma, Tyson ancora una volta protagonista. anche se attraverso…una dieta!
NEW YORK — Former world heavyweight champ Mike Tyson will take flight on Animal Planet with a new sport – pigeon racing.The network this week announced a new reality show that will pit Tyson, a novice pigeon racer, against serious competitors.The show is currently titled "Taking on Tyson" and promises to bring audiences inside this "intensely competitive and bizarrely fascinating world."Tyson has raised pigeons all his life but will take to the rooftops as a racing rookie. The network says he'll be assisted by a colorful team of pigeon experts as he rears, trains and races them.The show is scheduled to be taped this spring in New York City and air early next year. The boxing legend who once took a bite out of an opponent's ear says he's going vegan, giving up animal products entirely.Non-coincidentally, it was reported recently that Tyson is stepping into the ring of reality television with an upcoming show on Animal Planet: The network this week announced a new reality show that will pit Tyson, a novice pigeon racer, against serious competitors. The show is currently titled "Taking on Tyson" and promises to bring audiences inside this "intensely competitive and bizarrely fascinating world." Tyson has raised pigeons all his life but will take to the rooftops as a racing rookie. The network says he'll be assisted by a colorful team of pigeon experts as he rears, trains and races them.The show caught the ire of PETA, who asked Brooklyn prosecutors to halt the show:
People for the Ethical Treatment of Animals wants Brooklyn prosecutors to ground the new Animal Planet show, "Taking on Tyson," which depicts races between the ubiquitous New York birds. PETA says the show is cruel because it exploits pigeons and glorifies an abusive sport. "It is inherently cruel," PETA general counsel Jeffrey Kerr said.
The show may also skirt anti-gambling laws in the state, the Daily News reported. Animal Planet spokeswoman Patricia Kollappallil maintains everything is kosher:
"There have never been any plans for wagering on the pigeon race," she said. The birds will be "cherished and respected by their owners, including Mr. Tyson."
Morti altri due soldati italiani in Afghanistan
Quanto mi girano le palle! Altri due ragazzi sulla coscienza di chi?
Fonte: Ansa.it
KABUL - Due soldati italiani sono stati uccisi e altri due, un uomo e una donna, sono stati gravemente feriti in seguito ad un attacco subito nel nordest dell'Afghanistan. I soldati feriti non sono in pericolo di vita. L'esplosione dell'ordigno ha causato loro feriti gravi, prevalentemente alle gambe: entrambi sono ora ricoverati all'ospedale di Herat.
I quattro soldati rimasti coinvolti nell'attentato sono tutti alpini della brigata Taurinense. Si tratta di alpini del 32/0 reggimento genio alpino di Torino.
Uno degli italiani rimasti feriti è di Casteldaccia un piccolo comune vicino Palermo. Si chiama Gianfranco Sciré e ha 28 anni. Lo conferma il sindaco Giovanni Di Giacinto. La notizia è già stata data alla famiglia.
LA DINAMICA DELL'ATTACCO - E' stato un ordigno fatto esplodere contro un blindato Lince a causare la morte di due soldati italiani e il ferimento di altri due oggi in Afghanistan. E' quanto fa sapere il comando italiano di Herat. Il fatto e' avvenuto alle 9,15 locali. I quattro si trovavano a bordo di un blindato Lince posizionato nel nucleo di testa di una colonna composta da decine di automezzi di diverse nazionalita', partita da Herat e diretta a Bala Murghab, verso nord. Dalle prime ricostruzioni risulta che il veicolo colpito occupasse la quarta posizione lungo il convoglio che era in movimento e si trovava a 25 chilometri a sud di Bala Murghab. I feriti sono stati immediatamente evacuati presso l'ospedale da campo di Herat con elicotteri di Isaf.
DIFESA, NON E' STATO ATTACCO ALL'ITALIA - L'attentato avvenuto stamane in Afghanistan nel quale sono morti due militari italiani e due sono rimasti feriti non e' stato un attacco mirato all'Italia. Lo ha detto Massimo Fogari, capo ufficio pubblica informazione dello Stato Maggiore della Difesa, intervistato dal Tg1. ''L'autocolonna - ha aggiunto - aveva mezzi appartenenti a tutte le nazioni che compongono la coalizione''.
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Afghanistan,
cronaca
Ronnie James Dio ci ha lasciato
Ci ha lasciato una tra le voci più impressionanti dell'heavy metal: Ronnie James Dio è morto domenica a Houston all'età di 67 anni, da tempo soffriva di un cancro allo stomaco. Noto ai più per aver sostituito Ozzy Osburne nei Black Sabbath, ha avuto una carriera comunque lunghissima che ha segnato indelebilmente la storia del rock.
Beccatevi il coccodrillo del Los Angeles Times
Ronnie James Dio dies at 67; legendary heavy metal singer
He replaced Ozzy Osbourne in Black Sabbath and was also lead singer for the bands Rainbow and Dio. Many of his songs revolved around the struggle between good and evil.
Ronnie James Dio
Ronnie James Dio, a legendary heavy metal singer who replaced Ozzy Osbourne in Black Sabbath and also was lead singer for the bands Rainbow and Dio, has died. He was 67.
Dio died Sunday, according to a statement on his website by Wendy Dio, his wife and manager. Maureen O'Connor, a Los Angeles publicist, said Dio died in Los Angeles. No cause was given, but Dio had said last summer that he was suffering from stomach cancer.
"Today my heart is broken," Wendy Dio wrote. "Many, many friends and family were able to say their private goodbyes before he peacefully passed away."
Dio replaced Osbourne in Black Sabbath in 1979. His first album with Sabbath, "Heaven and Hell," helped rejuvenate the group, selling more than 1 million copies. But Dio left soon after the release of "Mob Rules" in 1981 to form Dio.
He returned to Black Sabbath briefly in the 1990s and more recently had formed Heaven & Hell, basically a version of the band without Osbourne.
"Because I've been in and out of [a number of bands], people think I'm difficult," he told The Times in 1997. "That [probably] comes about because I'm very intense about what I do. I have a really high standard, and I expect people around me to reach that standard as well. That's probably unfair."
He was born Ronald James Padavona on July 10, 1942, in Portsmouth, N.H., and raised in New York. He once said he would have preferred playing for the Yankees to a life in rock music. He started his career with local bands such as the Vegas Kings.
His career took off in 1975 when he joined Rainbow. Dio had been playing with Elf, a band originally called the Electric Elves, but after guitarist Ritchie Blackmore quit Deep Purple, he brought most of the band into Rainbow.
"With a guy who played guitar like Ritchie … and had this dark demeanor, it was perfect for me to get into a place where I could start writing darker and heavier things that I always wanted to do," he told the Press & Sun-Bulletin of Binghamton, N.Y, in 2007.
Many of Dio's most memorable songs revolved around the struggle between good and evil, including "Heaven and Hell." He also drew heavily on medieval imagery in such songs as "Neon Knights," "Killing The Dragon" and "Stargazer."
"I consider myself a singer, not a shouter," he told the Buffalo News in 2007. "It's always interesting to me when over the years fans have come up to me and said, 'Man, nobody screams like you!' I know they mean it as a compliment, but inside I'm going, 'I'm not a screamer, I'm a singer.' It's about a marriage of technique and feel, emotional content — not just screaming."
In 1986, Dio organized "Hear N' Aid," an all-star charity collaboration to raise money for famine relief in Africa.
"He possessed one of the greatest voices in all of heavy metal and had a heart to match it," Twisted Sister guitarist Jay Jay French, whose band has toured with Dio since 1983, told the Associated Press.
Dio called off a European tour last year to begin treatment for his cancer.
"Most people have careers that last from three to five years, especially in metal," he told The Times in 1997. "When you've have this good a run, you certainly don't complain."
Along with his wife, Dio is survived by a son, Daniel; his father, Pat Padavona; and two grandchildren, according to O'Connor.
domenica 16 maggio 2010
Superleggeri: Amir Khan mantiene il titolo Wba contro Malignaggi
Ottimo debutto per l'inglese Amir Khan in terra americana: difesa scintillante del titolo Wba contro l'ottimo Malignaggi... in più rissa e gazzarra tra i rispettivi staff!
fonte: www.boxeringweb.it
L’inglese impressiona all’esordio negli Stati Uniti.
Questa notte al The Theater del Madison Square Garden di New York, Amir Khan (23-1) ha difeso per la seconda volta il titolo WBA dei superleggeri, costringendo al KOT al 11° round Paulie “The Magic Man” Malignaggi (27-4), davanti a 4412 spettatori.
Dopo le tante polemiche scaturite a seguito della rissa avvenuta alle operazioni di peso, dove sono emersi solo successivamente diversi profili di colpevolezza da parte del clan britannico, fortunatamente il match si è rivelato corretto.
Lo stesso non si può dire per quanto avvenuto fuori dalle sedici corde.
Infatti, diversi sostenitori del campione sono stati allontanati dopo aver preso parte a alcuni episodi violenti, che hanno messo a dura prova il servizio d’ordine.
Tornando al lato sportivo, un plauso va al vincitore, che ha avuto il miglior debutto possibile in terra americana.
Trasferitosi pugilisticamente da tempo alla corte del trainer californiano Freddie Roach, il ventitreenne di Bolton si è accasato alla Golden Boy Promotions in cerca di notorietà e fortuna sui quadrati a stelle e strisce.
Proprio per questo si è scelto un rivale di spessore e molto conosciuto oltreoceano, quale il già iridato Malignaggi.
Una scelta ideale perché l’italo-americano è privo della caratteristica della potenza, di sicuro indigesta alla mascella di cristallo dell’inglese.
Il confronto è stato a senso unico, con Khan che ha vinto ogni singola ripresa sui cartellini di tutti e tre i giudici Steve Weisfeld, Glenn Feldman e Terry O‘Connor, che al termine del decimo tempo avevano tutti un secco e incontrovertibile 100-90.
Impeccabile e superlativa la prova dell’argento olimpico ad Atene 2004, che ha esibito rapidità scintillante, elusività invidiabile ed anche una certa concretezza.
A “The Magic Man” il merito di non aver mai deposto le armi, seppur spesso reso innocuo e anticipato dall’altrui velocità.
La contesa è stata chiusa da un gancio sinistro del detentore che ha spinto il challenger contro le corde, dove è stato raggiunto da una letale combinazione.
L’assenza di repliche e quanto già incassato dal newyorkese, ha convinto l’arbitro Steve Smoger ad intervenire e a decretare l’out a un minuto e 25 secondi dall’inizio del 11° round.
Il vantaggio di Khan in termini fisici, fatti di altezza, allungo e compattezza, si è rivelato palesemente determinante sin dall’inizio.
Nessun tallone d’Achille si è potuto riscontrare nelle sua performance, nella quale ha eccelso per mobilità e velocità, proprio le doti migliori del suo avversario.
In particolare si è visto un jab maestoso, che ha sopraffatto persino un artista
Della specialità quale Malignaggi, superato, secondo i dati di BoxRec, per 151 a 57.
Come già detto, nessuna critica si può muovere nemmeno allo sconfitto, che, anzi, ha saputo non farsi frustrare dalla superiorità di chi gli stava di fronte.
Anche lui ha detto la sua, mettendo a segno alcune serie e qualche jab, ma gli è mancata quell’efficacia nei pugni che avrebbe potuto impensierire o almeno rallentare la marcia trionfale del re WBA.
Ha ricordato la guerra orgogliosa da lui sostenuta proprio al Madison Square Garden nel giugno 2006, quando mai si arrese all’allora terribile Miguel Angel Cotto.
Il suo occhio accusava un gonfiore già alla fine della prima ripresa e le cose sono andate vistosamente peggiorando, tanto che ha concluso il confronto con il volto estremamente segnato.
Alcuni muovono accuse al suo nuovo trainer Sharif Younan per non aver interrotto l’incontro prima, ma sicuramente non avrebbe trovato il beneplacito del pugile.
Dopo l’ottava, la nona e la decima tornata il dottor Osric King, medico della commissione atletica della Grande Mela, ha visitato l’angolo del beniamino locale, che stava incassando diversi fendenti puliti al capo, e soprattutto nell’ultima occasione è sembrato avere una accesa discussione con Malignaggi che voleva proseguire a tutti i costi.
Così è stato solo per meno di un altro minuto e mezzo.
Nelle dichiarazioni dell’immediato dopo-match, Khan ha ammesso il nervosismo, derivante dal debutto americano e dai problemi con l’ottenimento del visto di cui è stato protagonista nelle ultime settimane.
“Ho vinto con la mia velocità e con il mio jab”, ha spiegato il trionfatore, tributando molti meriti al trainer Freddie Roach, che ha cambiato il suo regime alimentare e ha deciso di irrobustire le sue gambe per guadagnare in esplosività e resistenza alla fatica.
Pieno di complimenti per chi l’ha battuto Malignaggi, che l’ha definito molto migliore rispetto ad Hatton.
“E’ stato come affrontare un clone di me quando ero più giovane”, ha detto il pugile di origini siciliane.
Alla luce di quanto visto sotto i riflettori del leggendario Madison Square Garden, Khan è certamente elemento che può dire la sua contro tutti i militanti nella competitiva categoria dei superleggeri.
L’obiettivo, da quando ha affermato il diretto interessato, dovrebbe essere Marcos Rene Maidana, detentore WBA ad interim, che invece in passato è stato apparentemente schivato per via della sua terrificante potenza.
Attualmente l’argentino è in trattativa per affrontare il padrone della corona WBO Tim Bradley, che già doveva trovarsi contro prima il 26 giugno e poi il 17 luglio.
Due infortuni hanno richiesto i rinvii, ma Gary Shaw, che amministra la carriera di Bradley, è indispettito dal fatto che nessuna certificazione mediica gli è stata recapitata.
Quello che è certo per Khan è la disputa della terza difesa in data 31 luglio in Inghilterra, per poi tornare a misurarsi negli Stati Uniti in autunno per l’emittente HBO.
In più
fonte: www.boxnet.it
Cerimonia del peso movimentata al Teatro WaMu di New York City, dove Amir Khan e Paul Malignaggi sono andati ben oltre il formale "faccia a faccia" allietando i numerosi fotografi, un pò meno gli addetti alla sicurezza, i quali hanno sudato non poco per placare una zuffa che ha visto coinvolte parecchie persone (un centinaio raccontano i presenti). Dopo esser rientrati nel limite di Kg previsto per i superleggeri (62,9 l'italo-americano, 63,2 l'inglese) i due protagonisti del match previsto domani notte al Madison Square Garden hanno anticipato la sfida sciogliendo la lingua, qualche parola di troppo e non è stato difficile giungere alla classica scintilla, uno spintone che ha funto da richiamo per uno sciame di persone pronte a partecipare alla pseudo-rissa. Un paio di minuti per tornare alla calma, nessun ferito.
fonte: www.boxeringweb.it
L’inglese impressiona all’esordio negli Stati Uniti.
Questa notte al The Theater del Madison Square Garden di New York, Amir Khan (23-1) ha difeso per la seconda volta il titolo WBA dei superleggeri, costringendo al KOT al 11° round Paulie “The Magic Man” Malignaggi (27-4), davanti a 4412 spettatori.
Dopo le tante polemiche scaturite a seguito della rissa avvenuta alle operazioni di peso, dove sono emersi solo successivamente diversi profili di colpevolezza da parte del clan britannico, fortunatamente il match si è rivelato corretto.
Lo stesso non si può dire per quanto avvenuto fuori dalle sedici corde.
Infatti, diversi sostenitori del campione sono stati allontanati dopo aver preso parte a alcuni episodi violenti, che hanno messo a dura prova il servizio d’ordine.
Tornando al lato sportivo, un plauso va al vincitore, che ha avuto il miglior debutto possibile in terra americana.
Trasferitosi pugilisticamente da tempo alla corte del trainer californiano Freddie Roach, il ventitreenne di Bolton si è accasato alla Golden Boy Promotions in cerca di notorietà e fortuna sui quadrati a stelle e strisce.
Proprio per questo si è scelto un rivale di spessore e molto conosciuto oltreoceano, quale il già iridato Malignaggi.
Una scelta ideale perché l’italo-americano è privo della caratteristica della potenza, di sicuro indigesta alla mascella di cristallo dell’inglese.
Il confronto è stato a senso unico, con Khan che ha vinto ogni singola ripresa sui cartellini di tutti e tre i giudici Steve Weisfeld, Glenn Feldman e Terry O‘Connor, che al termine del decimo tempo avevano tutti un secco e incontrovertibile 100-90.
Impeccabile e superlativa la prova dell’argento olimpico ad Atene 2004, che ha esibito rapidità scintillante, elusività invidiabile ed anche una certa concretezza.
A “The Magic Man” il merito di non aver mai deposto le armi, seppur spesso reso innocuo e anticipato dall’altrui velocità.
La contesa è stata chiusa da un gancio sinistro del detentore che ha spinto il challenger contro le corde, dove è stato raggiunto da una letale combinazione.
L’assenza di repliche e quanto già incassato dal newyorkese, ha convinto l’arbitro Steve Smoger ad intervenire e a decretare l’out a un minuto e 25 secondi dall’inizio del 11° round.
Il vantaggio di Khan in termini fisici, fatti di altezza, allungo e compattezza, si è rivelato palesemente determinante sin dall’inizio.
Nessun tallone d’Achille si è potuto riscontrare nelle sua performance, nella quale ha eccelso per mobilità e velocità, proprio le doti migliori del suo avversario.
In particolare si è visto un jab maestoso, che ha sopraffatto persino un artista
Della specialità quale Malignaggi, superato, secondo i dati di BoxRec, per 151 a 57.
Come già detto, nessuna critica si può muovere nemmeno allo sconfitto, che, anzi, ha saputo non farsi frustrare dalla superiorità di chi gli stava di fronte.
Anche lui ha detto la sua, mettendo a segno alcune serie e qualche jab, ma gli è mancata quell’efficacia nei pugni che avrebbe potuto impensierire o almeno rallentare la marcia trionfale del re WBA.
Ha ricordato la guerra orgogliosa da lui sostenuta proprio al Madison Square Garden nel giugno 2006, quando mai si arrese all’allora terribile Miguel Angel Cotto.
Il suo occhio accusava un gonfiore già alla fine della prima ripresa e le cose sono andate vistosamente peggiorando, tanto che ha concluso il confronto con il volto estremamente segnato.
Alcuni muovono accuse al suo nuovo trainer Sharif Younan per non aver interrotto l’incontro prima, ma sicuramente non avrebbe trovato il beneplacito del pugile.
Dopo l’ottava, la nona e la decima tornata il dottor Osric King, medico della commissione atletica della Grande Mela, ha visitato l’angolo del beniamino locale, che stava incassando diversi fendenti puliti al capo, e soprattutto nell’ultima occasione è sembrato avere una accesa discussione con Malignaggi che voleva proseguire a tutti i costi.
Così è stato solo per meno di un altro minuto e mezzo.
Nelle dichiarazioni dell’immediato dopo-match, Khan ha ammesso il nervosismo, derivante dal debutto americano e dai problemi con l’ottenimento del visto di cui è stato protagonista nelle ultime settimane.
“Ho vinto con la mia velocità e con il mio jab”, ha spiegato il trionfatore, tributando molti meriti al trainer Freddie Roach, che ha cambiato il suo regime alimentare e ha deciso di irrobustire le sue gambe per guadagnare in esplosività e resistenza alla fatica.
Pieno di complimenti per chi l’ha battuto Malignaggi, che l’ha definito molto migliore rispetto ad Hatton.
“E’ stato come affrontare un clone di me quando ero più giovane”, ha detto il pugile di origini siciliane.
Alla luce di quanto visto sotto i riflettori del leggendario Madison Square Garden, Khan è certamente elemento che può dire la sua contro tutti i militanti nella competitiva categoria dei superleggeri.
L’obiettivo, da quando ha affermato il diretto interessato, dovrebbe essere Marcos Rene Maidana, detentore WBA ad interim, che invece in passato è stato apparentemente schivato per via della sua terrificante potenza.
Attualmente l’argentino è in trattativa per affrontare il padrone della corona WBO Tim Bradley, che già doveva trovarsi contro prima il 26 giugno e poi il 17 luglio.
Due infortuni hanno richiesto i rinvii, ma Gary Shaw, che amministra la carriera di Bradley, è indispettito dal fatto che nessuna certificazione mediica gli è stata recapitata.
Quello che è certo per Khan è la disputa della terza difesa in data 31 luglio in Inghilterra, per poi tornare a misurarsi negli Stati Uniti in autunno per l’emittente HBO.
In più
fonte: www.boxnet.it
Cerimonia del peso movimentata al Teatro WaMu di New York City, dove Amir Khan e Paul Malignaggi sono andati ben oltre il formale "faccia a faccia" allietando i numerosi fotografi, un pò meno gli addetti alla sicurezza, i quali hanno sudato non poco per placare una zuffa che ha visto coinvolte parecchie persone (un centinaio raccontano i presenti). Dopo esser rientrati nel limite di Kg previsto per i superleggeri (62,9 l'italo-americano, 63,2 l'inglese) i due protagonisti del match previsto domani notte al Madison Square Garden hanno anticipato la sfida sciogliendo la lingua, qualche parola di troppo e non è stato difficile giungere alla classica scintilla, uno spintone che ha funto da richiamo per uno sciame di persone pronte a partecipare alla pseudo-rissa. Un paio di minuti per tornare alla calma, nessun ferito.
sabato 15 maggio 2010
Fragomeni battuto
FONTE: www.fightnews.com
Fragomeni battuto per TKO all'ottava ripresa... peccato!
Primo resoconto in inglese:
In a clash for the vacant WBC cruiserweight title, WBC #1 rated Krzysztof “Diablo” Wlodarczyk (43-2-1, 32 KOs) scored wn eighth round TKO over WBC #2 Giacobbe Fragomeni (26-3-1, 10 KOs) to claim the belt formerly held by Zsolt Erdei on Saturday night at the Atlas Arena in Lodz, Poland. Wlodarczyk dropped the 40-year-old Fragomeni with a big right hand at the end of round six, but the rugged Italian showed no lingering effects in the following round. However, Wlodarczyk jumped all over Fragomeni in round eight and dropped him again. Referee Frank Garza then waved off the fight. They had battled to a disputed draw one year ago.
Fragomeni battuto per TKO all'ottava ripresa... peccato!
Primo resoconto in inglese:
In a clash for the vacant WBC cruiserweight title, WBC #1 rated Krzysztof “Diablo” Wlodarczyk (43-2-1, 32 KOs) scored wn eighth round TKO over WBC #2 Giacobbe Fragomeni (26-3-1, 10 KOs) to claim the belt formerly held by Zsolt Erdei on Saturday night at the Atlas Arena in Lodz, Poland. Wlodarczyk dropped the 40-year-old Fragomeni with a big right hand at the end of round six, but the rugged Italian showed no lingering effects in the following round. However, Wlodarczyk jumped all over Fragomeni in round eight and dropped him again. Referee Frank Garza then waved off the fight. They had battled to a disputed draw one year ago.
Stasera Fragomeni vs Wlodarczyk
Finalmente è arrivata, finalmente una sfida di altissimo livello che abbia come protagonista un italiano. Stanotte a Lodz Giacobbe Fragomeni combatterà per il titolo vacante Wbc dei Massimi-Leggeri, contro Krzysztof Wlodarczyk, l'idolo di casa... il malefico dottor Fu Manchu sarà, ovviamente, in prima fila.
fonte: www.giacobbefragomeni.com
Nella città polacca di Lodz, alla fine della prossima settimana, si consuma la nuova sfida per il campionato del mondo vacante Wbc dei Massimi-Leggeri, tra l’idolo di casa Krzysztof Wlodarczyk e Giacobbe Fragomeni.
Campionati del mondo, con pugili italiani protagonisti, ormai sono sempre più rari ed una vittoria del 40enne milanese costituirebbe indubbiamente un forte corroborante per il debole boxing nostrano.
Le sensazioni che si traggono dalle riflessioni di Fragomeni sono molto positive.
Nella città polacca di Lodz, alla fine della prossima settimana, si consuma la nuova sfida per il campionato del mondo vacante Wbc dei Massimi-Leggeri, tra l’idolo di casa Krzysztof Wlodarczyk e Giacobbe Fragomeni.
Campionati del mondo, con pugili italiani protagonisti, ormai sono sempre più rari ed una vittoria del 40enne milanese costituirebbe indubbiamente un forte corroborante per il debole boxing nostrano.
Le sensazioni che si traggono dalle riflessioni di Fragomeni sono molto positive.
L’ex-campione è sereno, motivato e sembra soprattutto consapevole di avere nei guantoni quello che serve per disputare in terra polacca una grande match.
-E’ vero; credo che sarà un match di grande intensità agonistica-Dichiara Fragomeni-Ho sensazioni positive e mi sono allenato con serenità, ma con un impegno duro e molto professionale. Da Montebello sono partito e di corsa ho battuto tulle le colline dell’Appennino Tosco-Emiliano. Non c’ è un sentiero del Parco dei Cento Laghi, dove non sia passato. Di diverso dalle altre volte, c’è questo ambiente familiare e caldo che mi ha avvolto e arricchito in questa preparazione. Ho avuto sparring eccezionali per impegno e dedizione e devo dire che mi sono trovato molto bene con Maurizio Zennoni. E’ un maestro con cui ho parlato lungamente. Il dialogo tra noi è stato aperto. Abbiamo sviluppato in questa preparazione idee sue ma anche mie. Lo considero una grande persona e tutte queste cose mi permettono di partire per la Polonia con molto ottimismo addosso.
BRW- Cosa temi di questa trasferta, considerato che in Polonia il vostro match costituisce l’evento pugilistico più importante della storia, compreso il derby Adamek vs Golota ?
FRAGOMENI- Quando si combatte all’estero, il problema del giudizio della giuria è quasi sempre un fattore determinante. Salvatore e Christian Cherchi, i miei manager, conoscono questa situazione molto bene e sanno come muoversi. Il Wbc, per un mondiale vacante, ritengo abbia scelto giudici all’altezza della situazione, ma io spero non ci sia bisogno di favorire qualcuno e vinca il migliore tra noi due. Il mio desiderio di successo si accentua anche di fronte al debito di riconoscenza che ho con i Cherchi. Mi hanno portato dall’Europeo al Mondiale e ora a questa rivincita. Le cose più importanti della mia carriera, da prof, le ho costruite in questi anni attraverso la loro intraprendenza. Non posso deludere nè loro nè i i miei tifosi .
BRW- Cosa ti aspetti dal tuo avversario Wlodarczyk, con cui hai acceso a Roma , un anno fa , un match incandescente, finito in parità?
FRAGOMENI-Krzysztof è un grande avversario. Giovane (28 anni - ndr), coraggioso e colpisce con entrambe le mani, in maniera molto pesante. Ha una vasta esperienza, se è vero che ha disputato 45 incontri.Ho rivisto più volte il match precedente tra di noi e soprattutto al nono round lui ha dimostrato di essere un campione. Mi ha “messo giù” due volte con un gancio sinistro molto duro e mi è andata bene la seconda volta, quando l’arbitro non mi ha contato. Ma da lì, sono risorto…Ho avuto la forza d'attaccare, di metterlo duramente alla prova nelle ultime riprese. Spero di avere, a Lodz, questo spirito. La voglia di vincere è altissima-.
BRW – Tatticamente hai studiato qualcosa di diverso come pensi di interpretare il match ?
FRAGOMENI- Alla mia età è difficile cambiare qualcosa nel tuo repertorio tecnico. E’ chiaro che ho bene in mente le caratteristiche di Krzysztof ,e cosa fare per metterlo in difficoltà. E’ un pugile ostico. Si chiude perfettamente a riccio poi esplode i suoi colpi che sono mazzate. Non doppia molto , anzi forse lo si può considerare un po’ monotono nel suo modo di combattere , ma fa molto male. Per fortuna io sono un incassatore “mica da poco” e riesco spesso ad assorbire con disinvoltura ed a replicare con le mie serie. Su questo piano sono più veloce, ma come sapete non ho quel “cazzotto” che risolve il match , e quindi devo attaccare e colpire, colpire ed attaccare.. è il mio destino!
BRW – Cosa c’è oltre Wlodarczyk ? Pensi mai ad un avversario come Herbie Hide che sfiderà il vincente del vostro duello ?
FRAGOMENI- Non c’è nulla oltre Wlodarczyk ! Nel senso che non posso guardare più in la del 15 di maggio. Ho di fronte un grande avversario ed io ,solitamente, mi occupo solo della realtà che ho davanti . Poi verrà …quello che verrà…Nessuno può saperlo-
lunedì 3 maggio 2010
Terrorismo islamico vs SouthPark!
Fonte: tgcom.it, ansa.it
Attentato NY era contro South Park?
Ipotesi al vaglio degli investigatori
L'obiettivo dell'attentato a New York potrebbe essere stata la società Viacom, che produce il cartone animato South Park. L'ipotesi, al vaglio della polizia, è stata rilanciata dal Telegraph on line: pochi giorni fa un sito islamico radicale newyorchese aveva infatti minacciato i creatori del cartoon per aver mostrato Maometto travestito da orso. Intanto gli investigatori hanno isolato l'immagine dell'attentatore dai video di sorveglianza.
(ANSA) - ROMA, 2 MAG - La polizia valuta la possibilita' che l'attentato a Times Square fosse diretto contro la Viacom che produce il cartone animato South Park. Pochi giorni fa un sito islamico radicale newyorchese aveva minacciato i creatori del cartoon per aver mostrato l'immagine di Maometto travestito da orso. La societa' Viacom ha i suoi uffici tra la 45ma e Broadway, vicino al luogo in cui e' stato trovato il suv con la bomba. Dopo avere ricevuto minacce, Viacom aveva tolto tutti i riferimenti a Maometto.
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